Due parole sull’alternativa
luce naturale/luce artificiale nel lavoro di un fotografo
Per ciò che concerne l’attività di un fotografo professionista, spesso leggiamo su siti e magazine di fotografia argomentazioni relative ad una sorta di contrapposizione fra l’utilizzo di luce naturale e artificiale. Senza volersi addentrare in una diatriba che, secondo il mio pensiero, come illustrerò di qui a breve, non ha ragion d’essere, fornisco un paio di informazioni finalizzate in primis a rendere l’idea di cosa significhi per un fotografo gestire la luce correttamente ed in modo efficiente.
Scopo e strumenti della fotografia
Inizio un po’ da lontano, con una spiegazione schematica:
Scopo della fotografia: rappresentare e comunicare efficacemente la visione del fotografo
Strumenti necessari: ispirazione, visione artistica e consapevolezza tecnica
Concentriamoci sugli strumenti.
I primi due strumenti (ispirazione e visione) esulano da questa breve trattazione. Resta il terzo: la consapevolezza tecnica. Dando per scontata una corretta esposizione (iso, diafframma, tempo) e un’esatta messa a fuoco, si può affermare che la comunicatività di una fotografia si basi principalmente sulla corretta manipolazione e gestione di quattro fattori, tutti di pari importanza:
– composizione
– profondità di campo
– luce
– tempo
Se pensiamo ad un’immagine che non lega il proprio messaggio al tempo di esposizione (mosso, esposizioni molto lunghe o molto brevi, ecc…), come accade nella maggior parte delle foto di reportage (ma non in tutte), i fattori con cui giocare restano i primi tre.
Dato un determinato soggetto, il fotografo attraverso composizione, profondità di campo e luce deve creare e veicolare il messaggio e la forza della sua immagine. Per fare fotografia, non basta la mera presenza del soggetto. Fotografando quest’ultimo a caso, l’osservatore potrebbe anche non accorgersi di lui come sarebbe nelle intenzioni del fotografo, oppure potrebbe notarlo ma congiuntamente ad un altro guazzabuglio di soggetti secondari, la cui presenza non gestita potrebbe rendere non piacevole o non comunicativa la fotografia.
La vera domanda è…
Venendo al tema centrale di questo articolo, si può comprendere come le reali domande che un fotografo dovrebbe porsi non verterebbero su un integralismo “luce naturale o luce flash?”, bensì su un “come posso gestire la luce per veicolare correttamente il messaggio che voglio creare con la mia fotografia?“. La risposta varia a seconda dei casi. Un fotografo preparato sicuramente sa gestire entrambi i tipi di luce, semplicemente perché le situazioni che si trova ad affrontare pongono ogni volta sfide differenti, da affrontare con strumenti differenti.
Pensare che fotografare con luce naturale doni un aspetto meno artificioso alle nostre fotografie può avere un fondamento logico ma si tratta di una verità parziale. Se è verissimo che sparacchiare il flash in faccia al nostro soggetto in modo diretto conferisce all’immagine un risultato artificioso, duro, freddo, che genera brutte ombre e a volte un effetto simile a quello di un fotomontaggio per via della differente luminosità che si viene a creare tra primo piano e sfondo… è ancora più vero che non è così che va utilizzato il flash.
La luce naturale, spesso meravigliosa, altrettanto spesso porta con sé problemi da risolvere. In primo luogo, si devono sempre fare i conti col caso in cui la luce ambiente sia piatta o si sia in presenza di una zona di ombra morta; in simili circostanze, senza adoperare sapientemente il flash, è difficile raggiungere un risultato esteticamente piacevole o fotograficamente comunicativo; aumentare il contrasto in postproduzione non aiuta, anzi, spesso toglie naturalezza all’immagine. In secondo luogo, bisogna mettere in conto la differente gamma dinamica tra occhio umano e sensore fotografico (per quanto ottimo quest’ultimo possa risultare), che fa sì che la reflex non veda ciò che vediamo noi. In aggiunta,
La luce naturale è favolosa quando possiamo gestire i nostri soggetti (o abbiamo la fortuna che essi si trovino già in posizione perfetta) in modo che essa cada in modo favoloso su di loro (riflessioni, rifrazioni, angolazioni, orientamento dei corpi, ecc..), facendoli risaltare e rendendoli coerenti protagonisti nella nostra composizione. Ad esempio, se si fotografa un matrimonio in chiesa e gli sposi all’altare si trovano in una zona d’ombra, con alle loro spalle, sullo sfondo, il cugino Luigino illuminato da un bel raggio di sole che proviene dalle vetrate, utilizzando la sola luce naturale, Luigino sarà sempre una bella chiazza chiara che, anche se fuori fuoco, toglierà attenzione dai nostri soggetti. O si cambia inquadratura (se è possibile) o si utilizza in maniera consapevole ed elegante la luce flash. In questo caso, si potrebbe abbassare leggermente l’esposizione ambientale, direzionando un flash sugli sposi, in modo non eccessivamente invadente e, soprattutto, non frontalmente, donando una tenue transizione di luce ai loro visi, creando quindi una luminosità aggiuntiva che, senza appiattire ma creando tridimensionalità, li faccia risaltare in modo naturale e non artificioso (tranquilli, si può fare tutto questo anche senza ricorrere a strumentazioni invasive ed ingombranti). Tra angoli, intensità e diffusione, si tratta di regolazioni realmente fini ma il risultato è altamente qualitativo. E vi dirò di più: in molte situazione introdurre un flash ben gestito aiuta l’immagine ad apparire più naturale ai nostri occhi, bypassando i problemi derivanti dalle citate differenze di gamma dinamica, soprattutto quanto la nostra foto incorpora sfondi luminosi e primi piani all’ombra. Il punto centrale è saper dosare, direzionare e diffondere la luce flash. Tutto qui.
Non la fonte ma la qualità
Questo paio di rapidi esempi andrebbe ad unirsi a decine di altri, i quali, purtroppo, non possono essere citati per esigenze di brevità e snellezza. Tuttavia, per concludere, ribadisco il concetto fondamentale per quanto riguarda il metodo con cui personalmente lavoro: non mi sono mai trovato a preferire tout court una determinata logica di illuminazione, poiché ogni tipo di luce rende risultati fantastici nella giusta situazione. Luce naturale e luce artificiale, in fin dei conti, non sono differenti. Ciò che cambia è il grado di diffusione, l’angolazione e la durezza/morbidezza. La luce naturale, di per sé, a seconda dei contesti può assumere una qualità estremamente variegata. Cristallizzarne il concetto al punto da ricavarci massime statiche è, a mio giudizio, quantomeno arduo. Nel caso della prima spesso tali parametri sono dati dal contesto in cui lavoriamo, nel secondo caso ogni parametro può essere definito da noi (basti pensare alla moltitudine di diffusori che si usano in studio per cambiare “qualità” di luce).
Mi confronto costantemente con amici e colleghi fotografi di cui apprezzo stili e competenze. Chiaramente le preferenze esistono; c’è chi predilige “manipolare” la luce naturale e chi quella artificiale. Tuttavia, se il contesto in cui operare è dato ed è immodificabile (posizione dei soggetti fissa, elementi di disturbo sullo sfondo, ecc..), è sottointeso che un ottimo professionista sappia rispondere con un bagaglio di competenze idoneo ad adoperare in maniera elastica differenti fonti luminose, creando sempre la miglior qualità di illuminazione possibile, al fine di (e qui mi ricongiungo con l’inizio dell’articolo) di creare comunicatività ed espressività.
Esempi fotografici
Per concludere, a seguire, posto a titolo esemplificativo alcune fotografie. In ognuna di queste immagini ho desiderato creare un look soft e “naturale”.
La prima serie di foto ha per soggetto la medesima sposa.
- Luce naturale frontale/angolata rispetto al soggetto. Molto cinematografica.
- Luce naturale diffusa (cielo leggermente coperto). Meno suggestiva ma piacevole.
- Luce flash dosata e gestita con precisione. Piacevole e suggestiva.
Come si può notare da questi tre esempi, il punto non è il tipo di luce ma la sua qualità. Sia la luce naturale che la luce flash possono donare alla fotografia svariati look. Nel primo esempio la luce naturale è utilizzata per creare una sfumatura luce/ombra sul visto della sposa, evidenziando il suo sguardo e creando la narrazione dell’immagine. Nel secondo esempio, la luce naturale, abbastanza uniforme, senza risultare totalmente piatta, crea una luminosità diffusa, adatta per una fotografia piacevole. Nel terzo caso, la luce flash (senza risultare artificiosa o innaturale) direzionata e diffusa crea, anche qui, una transizione luce/ombra sul visto del soggetto, conferendogli importanza e facendolo risaltare all’interno della composizione fotografica.
Altri esempi:
- Luce naturale
- Luce flash